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Il mio primo rapporto anale

 
Post #1


Il mio primo rapporto analeRacconterò una storia semplice, che per me è stata la cosa più trasgressiva che abbia mai fatto, e invece per voi potrebbe sembrare una cosa normale. Ma io sono una ragazza molto diversa rispetto a quella che si delinea nei miei racconti. L'esperienza trasgressiva è stata il mio primo e unico rapporto anale. Avevo diciannove anni, e ancora non avevo il fidanzato. Provai il sesso anale con un amico che avevo conosciuto in campeggio. Una notte restammo in spiaggia a guardare le stelle, e parlammo di molte cose, ma stupide adesso che ci ripenso. Parlammo di televisione, di libri che nessuno dei due aveva letto, però ci vantavamo di averli già letti. Era una nottata calda, in spiaggia non c'era nessuno. Sentivo il suono lieve delle onde che finivano delicatamente sulla sabbia. Un po' mi sentivo in imbarazzo, perché sapevo che se ci avesse visti mio padre mi avrebbe tirato uno schiaffo. Era molto protettivo nei miei confronti. Sola con un ragazzo, in riva al mare, non era certo il modo in cui sperava di vedermi. Una cosa era certa, lui, Stefano, aveva voglia di provare il sesso, che i più grandi osannavano tanto. Forse era l'unico tra i suoi amici che ancora non aveva scopato. O forse era l'unico ad ammetterlo, e questo è diverso. E capivo dai suoi occhi e dalla sua voce calda che quella sera voleva sverginarsi con me. Voleva spargere il suo seme dentro di me, o fuori. Lo capivo, ma facevo la perbenista. - Vuoi bagnare il tuo uccello nella mia passera stasera, vero? - Voglio inondartela di sborra la tua passera - mi rispose. - Sei un porco - gli risposi dandogli uno schiaffo sul viso, ma leggero, e con il sorriso sulle labbra. Poi per cercare di conquistare il mio corpo cercò di farmi il solletico, io cercavo di fermarlo, ci rotolammo nella sabbia, le sue mani mi toccavano ovunque pur di farmi il solletico. Stavo sfinendo dal ridere. Poi per fortuna ci fermammo, con le spalle sulla sabbia e gli occhi rivolti alle stelle. Guardai in alto, e Stefano mi disse che sarebbe stato bello fare il bagno nudi, liberi di muoverci nell'acqua tiepida della notte. L'idea mi aveva sempre intrigata, ma non volevo osare troppo. - Io nuda davanti a te? - E dai, che è buio, neanche riesco a vederti pienamente - Stefano si alzò in piedi e cominciò a spogliarsi. Si tolse la maglietta e la lasciò cadere a terra. Mi misi a sedere, e a guardare il suo corpo asciutto. I suoi bei addominali. Poi si sbottonò i jeans e li lasciò cadere a terra. Adesso aveva solo gli slip. - Ti prego, non lo fare - dissi in maniera ironica. - E perché no? - tirò giù anche gli slip, e venne fuori il suo pene penzolante. Lo guardai senza stancarmi, penzolava proprio davanti ai miei occhi. Stefano non aveva assolutamente vergogna di farsi guardare da me, senza vestiti. Non sapevo dire con certezza se lo stesso coraggio lo avevo anche io. Comunque il cazzo di Stefano era molto invitante, abbastanza grosso, anche se era ancora a riposo. La cappella era coperta dalla pelle, lo guardavo senza mai abbassare lo sguardo. - Che c'è, ti sei ammutolita? Non ti piace? - Certo che mi piace - gli risposi. - Ma voglio aspettare il matrimonio prima di fare sesso - dissi ingenuamente.- Ma vallo a raccontare a un altro. E poi si tratta solo di fare il bagno nudi. Mi alzai anche io, e mi spogliai in due secondi. Quasi me li strappavo i vestiti. Tolsi la maglia e sotto non portavo il reggiseno, non ne avevo bisogno e non ne ho bisogno tutt'ora, perché ho solo una seconda. Poi sbottonai i pantaloni e sfilai tutto, anche la mutandina, facendola cadere sulla sabbia. Stefano guardava la mia passera pelosa. Raccolse la mia mutandina e la annusò intensamente, sorrise, poi si prese l'uccello in mano e per scherzare iniziò a segarsi. - Non fare lo scemo! - gli diedi uno schiaffo sul braccio, e Stefano ritornò a ridere. Lasciò la mia mutandina sulla sabbia e tenendoci per mano corremmo fino all'acqua, nudi come non ci eravamo mai visti. Abbiamo fatto il bagno, l'acqua era calda. Stefano mi abbracciava spesso, forse voleva farmi sentire la sua erezione. Effettivamente sembrava gigante il suo uccello. Ma io mi divincolavo, e tornavo a tuffarmi in acqua. Lui mi inseguiva, mi cercava e poi mi prendeva in braccio con tutte e due le mani. E tenendomi in braccio mi accarezzava le cosce. Ci fu un momento che le nostre labbra stavano per incontrarsi, ci trovammo faccia a faccia. Sentivo la voglia di baciarlo, ma non lo feci, mi divincolai di nuovo e scappai da lui. Mi inseguì, voleva prendermi, e io scappavo, con l'acqua che mi arrivava alle ginocchia. Poi lui mi prese per le braccia. Non mi era mai capitato di divertirmi così tanto. Ridevo e non riuscivo a fermarmi. - Ti ho presa. Adesso devi pagare la punizione. Mi fece inginocchiare, e con la mano mi puntò il suo cazzo contro le labbra. Voleva che glielo prendessi in bocca. Ma io non volli, e mi divincolavo con la testa. - Fermati, ma che razza di comportamento è questo? - Su, dai prendimelo un pò in bocca - insisteva con il suo glande gonfio, a cercare di farmelo entrare in bocca, ma non ci riusciva. Cercavo di tenere la bocca chiusa o comunque di scansarlo. - Lasciami Stefano, sennò mi metto a urlare. A questa mia minaccia fu costretto a lasciarmi. Mi rimisi in piedi e ritornai subito sulla spiaggia, con i pugni chiusi e incazzata. Lui mi venne dietro, chiedendomi scusa, ma io gli rispondevo che non poteva scusarsi per essersi comportato come un maschilista e un violento. Tremavo dal freddo, e non volevo indossare i miei vestiti, sennò li avrei bagnati tutti e non mi avrebbero difesa dal freddo. Stefano mi abbracciò per riscaldarmi, e non lo fermai, perchè avevo proprio bisogno di calore umano. Iniziai a sentire il suo arnese gonfio che mi toccava con la punta l'inguine. Le mani di Stefano iniziarono ad accarezzarmi tutta la schiena, fino a giungere sul mio culetto. Me lo strinse con entrambe le mani, spalancai gli occhi. - Che fai? Ci stai provando? - gli chiesi. - Voglio fare l'amore con te, Daniela. Adesso. Muoio dalla voglia di entrarti dentro, voglio trombarti, voglio sentire l'odore della tua pelle e del tuo sudore. Questa volta mi baciò, e io mi feci baciare tranquillamente. Effettivamente anche io lo volevo, volevo il sesso più dei suoi baci. Quindi subito arrivai al punto, senza troppe storie. - Ma ce l'hai il preservativo? - gli chiesi lasciando le sue labbra. - No - mi rispose con un velo di tristezza. - E allora non se ne fa niente. Mi girai, dandogli le spalle, e mi inchinai a novanta gradi, con il culo proprio diretto verso il suo cazzo, per sistemare il mio asciugamano che era pieno di sabbia. Sapevo che stava guardando il mio buchetto, e per questo restai a sistemare il telo con lentezza. Poi mi chiese qualcosa che mi provocò molto stupore. - E se facessimo del sesso anale? Io rimasi allibita, mi rimisi di nuovo davanti a lui, con gli occhi spalancati.- Dovrei farmi infilare il cazzo su per il culo? Ma sei pazzo? - Ma dai, che non c'è niente di male. Insomma, cercò di convincermi in tutti i modi, spiegandomi che non c'era niente di male, e che se mi rilassavo avrei goduto molto. Mi lasciai convincere solo dopo qualche minuto di implori e di spiegazioni sul sesso anale. - Però se mi farà male smetteremo subito. - Ma certo Daniela. Adesso, inginocchiati sul telo, e mettiti a quattro zampe, come una cagna. Feci quello che mi diceva. Aspettai che il suo glande mi penetrasse. Sentivo che mi stava sopra, con il suo corpo, e adesso con la punta del glande cercava il mio buchetto. Cercò di entrare, e già mi fece un dolore fortissimo. Mi lamentai. Mi allargò per bene il sedere e cercò di fare entrare anche il resto del suo uccello verso il suo buchetto, ma non ci riusciva, era la mia prima volta, il mio culetto era ancora vergine. - Basta, Stefano, ti prego - urlavo. - Oddio, sembra una trave! Ahi!All?inizio lo introdusse piano, gemevo cercando di convincerlo a smettere, dicendogli che mi stava rompendo il culo. Poi preso dall?eccitazione sprofondò completamente nel mio sedere. Lanciai un urlo di dolore, Stefano mi coprì la bocca con una mano per non farmi urlare, e mi penetrava con più decisione. Quasi svenivo, stavo per perdere i sensi. Iniziò a muoversi dentro di me sempre con maggior vigore, e continuavo a lamentarmi. Ad ogni affondo cercava di penetrare sempre di più, anche se mi resi conto che i coglioni mi sbattevano sulle natiche, quindi più di questo non poteva. Mi stava sfondando, sentivo la sua enorme asta su per il culo. Poi dopo un pò esce dal mio buchetto, credo che sia finita, ma invece con una mano si tiene il cazzo e si masturba e con l'altra avvicina la mia faccia al suo uccello. - Che fai adesso? - gli chiedo esausta. - Voglio sborrarti in faccia. - No, che schifo! Non la voglio la tua sborra in faccia! Fermati. Invece con un urlo liberatorio, Stefano scaricò tutto il suo sperma sul mio viso. Non riuscii a scansarla, perchè mi teneva per i capelli, e i suoi fiotti raggiunsero il mio viso, alcuni anche sui miei capelli corti. Poi finalmente mi lasciò, e io mi stesi su un fianco, a riposo, ero esausta. Invece lui restò in piedi, a guardarmi, mentre si menava l'uccello che ritornava mollo. Mi tolsi la sborra dal viso con le dita e lo guardai come si guarda un nemico. - Su, non fare quella faccia, è solo sperma - mi disse. - Blea, che schifo - risposi alzandomi e portandomi via con il polso l'ultima goccia di sborra dal viso. Per vendicarmi colpì con uno schiaffo il pene penzolante di Stefano, che roteò molleggiando. Ma non gli feci assolutamente male, infatti Stefano sorrise per quel mio gesto di rabbia. Ci rivestimmo e tornammo in campeggio, ognuno per la sua strada. E non lo salutai neppure. Ma non saprei dire se ci trovai gusto, a me pareva solo dolore. Infatti poi il giorno dopo neanche lo salutai. Feci finta di non riconoscerlo.
06-01-2021, at 10:50 AM
Alýntý
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