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DurumOffline
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La maestra Maria

 
Post #1


La maestra MariaIl desiderio di possedere carnalmente la maestra Maria non si era placato con il nostro primo incontro, anzi, era aumentato a dismisura. Sentivo ancora il sapore dei suoi fiotti di caldo piacere in bocca e la morbidezza della sua pelle e delle sue carni anziane tra le mani. Le parole di godimento echeggiavano nella mia testa ed ogni volta il mio uccello rispondeva con un'erezione potente ai richiami della lussuria. Dopo la prima volta ho percorso le vie che lei era solita fare per andare a fare la spesa ma senza risultato. Colpa del freddo che in quei giorni sferzava tutto il paese. Così presi il coraggio a due mani e quando ero certo fosse da sola, la chiamai. La sorpresa fu chiara, lo capii dal suo sorrisino malcelato, e tra una chiacchiera e l'altra mi resi disponibile ad accompagnarla per fare qualche commissione. Puntuale come un orologio svizzero mi presentai all'appuntamento e con sommo piacere notai che il suo aspetto non era quello ordinario. Immaginate un'ottantenne che si presenta con una gonna sopra al ginocchio che la fasciava mettendo in risalto i fianchi e il punto vita ancora ben definito, un maglioncino con una scollatura che esaltava il suo decolletè abbondante e lasciava intravedere un reggiseno di pizzo nero che a stento riusciva a tenere su quelle tette abbondanti ma che non sfuggivano alle leggi dell'età e della gravità e per finire, cosa alla quale sono stato sensibile da sempre, calze nere velatissime e un paio di scarpe nelle quali in passato, di nascosto, avevo riversato abbondantemente il mio sperma. Ci salutammo quasi normalmente, con un bacio "casto" tra la guancia e l'angolo delle labbra e partimmo. Durante i nostri giri non riuscivo a levare lo sguardo da quella signora apparentemente casta ma intimamente vogliosa di piacere e lei non faceva nulla per nascondere la sua civettuola malizia. Risaliti in auto, la sua gonna si tirò su lasciando intravedere la balza delle autoreggenti e a quel punto la mia mano non riuscì a fermarsi, posandosi delicatamente sulle sue gambe. Iniziai ad accarezzarla andando sempre più sotto la gonna, fino ad arrivare tra le sue cosce. Il mio uccello era in tiro e la sua mano si posò sulla patta dei pantaloni, aprendola e facendo uscire la mia carne dura che lei adorava. Cominciammo a masturbarci vicendevolmente in mezzo al traffico fino a quando, arrivati sotto casa, ci ricomponemmo e salimmo su. In ascensore le nostre lingue cominciarono a cercarsi avidamente, l'eccitazione era ai massimi livelli e appena entrati in casa, lasciammo le buste all'entrata e ci dirigemmo direttamente in camera da letto. Non le diedi neanche il tempo di spogliarsi, le tirai fuori le tette e cominciai a succhiare i suoi capezzoli duri. La feci inginocchiare e le sfilai il cazzo dritto in gola. Succhiava da esperta pompinara, ingoiandolo per intero e facendo sentire la lingua morbida dalla base del cazzo fino al filetto della cappella. Riuscii a trattenere a stento l'istinto di venirle in bocca, la feci alzare, la girai a pecora facendola poggiare sul bordo del letto, sollevai la gonna, sfilai i suoi mutandoni di pizzo e iniziai a leccarla dal buco del culo al clitoride che era gonfio in maniera esagerata. Aveva un clitoride talmente pronuciato che era come se le facessi un pompino. La maestrina, ottantenne insospettabile, godeva e i suoi umori mi colavano direttamente in bocca. Ansimava, gemeva e quando fu sull'orlo del secondo orgasmo mi implorò di penetrarla e così fu. La mia cappella gonfia all'inverosimile non faticò ad entrare in quella fica slabbrata e madida di piacere e cominciai a farle sentire ogni centimetro della mia nerchia. Prima lentamente e poi aumentando sempre più il ritmo dei miei colpi. Le parole oscene, lo sciacquettio del piacere e il profumo del sesso riempivano la stanza. "Sei il mio stallone, mi hai fatto tornare giovane", "Stai facendo godere una vecchia come se fosse una ventenne infoiata". Queste parole mi facevano salire il sangue al cervello e al cazzo. Sentivo un fiume di sborra salire su dai coglioni fino a quando lei con iniziò a godere per l'ennesima volta e mi laciai andare anche io ad un orgasmo esplosivo, riversandole dentro tutto lo sperma che avevo in corpo. Fu un orgasmo devastante e lei, sfatta ma non soddisfatta, s'inginocchiò e con fare sapiente e devoto, pulì il mio uccello ancora duro, dal nostro piacere caldo e bagnato. Quel giorno Manuel, il figlio porco, sarebbe dovuto rientrare e per questo ci salutammo dopo esserci ricomposti e rinnovammo la promessa di un altro incontro. Ormai siamo amanti e il resto lo scoprirete prossimamente.
05-31-2021, at 08:57 AM
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